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Autore MEMORIE DI UNA GEISHA (Rob Marshall)
NancyKid
ex "CarbonKid"

Reg.: 04 Feb 2003
Messaggi: 6860
Da: PR (PR)
Inviato: 17-12-2005 14:34  
Bon, spendo due parole per il secondo atteso(?) film di Rob Marshall.

tratto da un mio articolo QUI

FALLIMENTO AL SECONDO ROUND

Esordisco citando l’incipit del nostro Luca Lombardini riguardo Goodnight, and goodluck di George Clooney:

“Quando una giovane band raggiunge il successo con il suo primo album, produttori, fan e critici musicali, iniziano a pensare a come potrà essere la seconda prova del gruppo. Nell’ambiente discografico infatti, il secondo disco viene considerato come il più difficile di tutti, perché deve confermare le potenzialità espresse nell’esordio, ma allo stesso tempo deve lasciare intravedere segnali di evoluzione e maturazione di un sound, che altrimenti rischia di diventare troppo ripetitivo”

Il secondo lavoro quindi, sia nella Musica che nel Cinema, è l’attesa conferma o smentita riguardo le reali potenzialità di un’artista. Nel caso di Rob Marshall, è senz’altro una smentita, in quanto Memorie di una geisha rivela tutte le incapacità registiche del coreografo, della sua negazione nel riuscire a creare immagini.
Ma possiamo tranquillamente ripercorrere le due pellicole di Marshall per capire le motivazioni del miraggio Chicago, che era ed è effettivamente un buonissimo musical dall’impianto classico, un piccolo gioiellino d’inizio secolo.
Ricordiamoci innanzitutto che Marshall è un coreografo, e il suo è facilmente connotabile come un “Cinema di coreografia”, ovvero espresso tramite i corpi degl’attori e la musicalità della colonna sonora, che si rivela essenziale. Memorie di una geisha insiste quindi sulle etichette fisiche, sul modo di camminare di una geisha, sui suoi leggiadri movimenti fantasmagorici, su come si deve sedere, alzare, ecc..
La macchina da presa mette in quadro molti dettagli, cogliendo quei piccoli particolari allegorici del linguaggio mimico di queste misteriose donne giapponesi, messe in vita da un cast femminile che offre il meglio del panorama asiatico attuale, in primis Gong Li, attrice per eccellenza di Zhang Yimou nonchè indescrivibile divinità la cui bellezza e sensualità stordisce lo schermo.
Marshall, proprio come in una coreografia, guida quindi i suoi corpi passo per passo, accompagnati e ritmati dalla musica orientalizzata di John Williams e regalando agli spettatori diverse scene d’impatto pittorico nella cura per la fotografia e scenografia, frutto di nomi quali Dion Beebe (direttore della fotografia di Collateral) e John Myhre (scenografo di Elizabeth), passando per il montaggio del nostro Pietro Scalia preferito, sempre fluido nella sua piena padronanza della grammatica filmica e gestione temporali (per esempio, le scene d’addestramento della protagonista, riassunte in un grande collage stile quasi video-clip).
Arriva dunque la scena più affascinante dell’opera: il debutto come solista della protagonista Sayuri. Lei, pallida come la farina sul palco, mentre danza con l’ombrellino sotto i fiocchi bianchi. E’ un momento molto suggestivo in quanto è assistere prettamente alla teatralizzazione estrema di un cliché dell’immaginario giapponese, ovvero quello della donna in kimono con l’ombrello sotto la neve (ricordiamo il capolavoro Lady Snowblood), che si prefigura iconograficamente nel personaggio elegante e sensuale della geisha (non una cortigiana, ma l’arte in carne ed ossa, come insiste il personaggio interpretato da Michelle Yeoh).
Ma non è un caso se il momento migliore del film sia proprio un balletto musicale, e la valenza diventa emblematica: Rob Marshall diventa grande solo quando deve gestire ballerini su un palco, in quanto sa solo mettere in scena coreografie. Per questo Chicago fu una vittoria, perché è un musical teatrale che si svolge in un palco dove la Zeta Jones o la Zellweger ballavano il loro jazz rievocando le atmosfere retrò della Hollywood che fu.
Superata la barriera della bellissima estetica (frutto più dei tecnici di contorno che di Marshall stesso), e la bellissima scena del balletto, è facile rendersi conto della pochezza e della mediocrità con cui il regista(regista?) tratta i sentimenti, ovvero il cuore pulsante dell’opera.
Memorie di una geisha, infatti, si basa soprattutto sull’Amore, che è causa e movente di tutta la narrazione, ma è un’amore che in Marshall non si traduce mai in immagini, bensì in parole: “Ti amo” “Ti ho sempre amato” “Battilapescaeccecc..”. Non vedremo un’unica scena dove a parlare saranno invece le immagini, dove sarà la messa in scena a sprizzare le interiorità pulsanti dei protagonisti; in un certo senso, non è Rob Marshall che adatta il romanzo di Golden Arthur, bensì è il romanzo di Golden Arthur che adatta Rob Marshall, che non ha ancora la sensibilità e le capacità per una traduzione inter-semiotica che trasformi le parole lette in immagini in movimento.
Il senso e il livello di significazione vengono dunque travolte, il cuore è strappato nonostante la cura della superficie visiva; Marshall stesso è travolto, sia dal suo (eccellente) staff tecnico che dal (meraviglioso) libro da cui trae. Viene dunque a galla ciò che aveva precedentemente nascosto Chicago: il dilettantismo di Marshall, incapace di gestire le genialità dei collaboratori tecnici più esperti di lui e limitato in un lavoro che non è il suo; il risultato è un’opera che dovrebbe essere emotiva ma che diventa letteraria-teatral-coreografica, e per quanto le lettere, il teatro, e la coreografia siano eccellenti, i sentimenti volatilizzati spengono il valore filmico e la passione.
Tutto ciò ci fa pensare che forse sarebbe stato meglio un Memorie di una geisha in versione musical. Ma forse, anche no. Sappiamo solo che il creatore di Chicago dev’essere ridimensionato, aspettando(?) il suo terzo lavoro, che speriamo avrà più consapevolezza registica, e non solo coreografica.

[ Questo messaggio è stato modificato da: NancyKid il 17-12-2005 alle 15:28 ]

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Logan71

Reg.: 16 Ott 2005
Messaggi: 3331
Da: TERRACINA (LT)
Inviato: 17-12-2005 15:44  
quote:
In data 2005-12-17 14:34, NancyKid scrive:
Bon, spendo due parole per il secondo atteso(?) film di Rob Marshall.

tratto da un mio articolo QUI

FALLIMENTO AL SECONDO ROUND

Esordisco citando l’incipit del nostro Luca Lombardini riguardo Goodnight, and goodluck di George Clooney:

“Quando una giovane band raggiunge il successo con il suo primo album, produttori, fan e critici musicali, iniziano a pensare a come potrà essere la seconda prova del gruppo. Nell’ambiente discografico infatti, il secondo disco viene considerato come il più difficile di tutti, perché deve confermare le potenzialità espresse nell’esordio, ma allo stesso tempo deve lasciare intravedere segnali di evoluzione e maturazione di un sound, che altrimenti rischia di diventare troppo ripetitivo”

Il secondo lavoro quindi, sia nella Musica che nel Cinema, è l’attesa conferma o smentita riguardo le reali potenzialità di un’artista. Nel caso di Rob Marshall, è senz’altro una smentita, in quanto Memorie di una geisha rivela tutte le incapacità registiche del coreografo, della sua negazione nel riuscire a creare immagini.
Ma possiamo tranquillamente ripercorrere le due pellicole di Marshall per capire le motivazioni del miraggio Chicago, che era ed è effettivamente un buonissimo musical dall’impianto classico, un piccolo gioiellino d’inizio secolo.
Ricordiamoci innanzitutto che Marshall è un coreografo, e il suo è facilmente connotabile come un “Cinema di coreografia”, ovvero espresso tramite i corpi degl’attori e la musicalità della colonna sonora, che si rivela essenziale. Memorie di una geisha insiste quindi sulle etichette fisiche, sul modo di camminare di una geisha, sui suoi leggiadri movimenti fantasmagorici, su come si deve sedere, alzare, ecc..
La macchina da presa mette in quadro molti dettagli, cogliendo quei piccoli particolari allegorici del linguaggio mimico di queste misteriose donne giapponesi, messe in vita da un cast femminile che offre il meglio del panorama asiatico attuale, in primis Gong Li, attrice per eccellenza di Zhang Yimou nonchè indescrivibile divinità la cui bellezza e sensualità stordisce lo schermo.
Marshall, proprio come in una coreografia, guida quindi i suoi corpi passo per passo, accompagnati e ritmati dalla musica orientalizzata di John Williams e regalando agli spettatori diverse scene d’impatto pittorico nella cura per la fotografia e scenografia, frutto di nomi quali Dion Beebe (direttore della fotografia di Collateral) e John Myhre (scenografo di Elizabeth), passando per il montaggio del nostro Pietro Scalia preferito, sempre fluido nella sua piena padronanza della grammatica filmica e gestione temporali (per esempio, le scene d’addestramento della protagonista, riassunte in un grande collage stile quasi video-clip).
Arriva dunque la scena più affascinante dell’opera: il debutto come solista della protagonista Sayuri. Lei, pallida come la farina sul palco, mentre danza con l’ombrellino sotto i fiocchi bianchi. E’ un momento molto suggestivo in quanto è assistere prettamente alla teatralizzazione estrema di un cliché dell’immaginario giapponese, ovvero quello della donna in kimono con l’ombrello sotto la neve (ricordiamo il capolavoro Lady Snowblood), che si prefigura iconograficamente nel personaggio elegante e sensuale della geisha (non una cortigiana, ma l’arte in carne ed ossa, come insiste il personaggio interpretato da Michelle Yeoh).
Ma non è un caso se il momento migliore del film sia proprio un balletto musicale, e la valenza diventa emblematica: Rob Marshall diventa grande solo quando deve gestire ballerini su un palco, in quanto sa solo mettere in scena coreografie. Per questo Chicago fu una vittoria, perché è un musical teatrale che si svolge in un palco dove la Zeta Jones o la Zellweger ballavano il loro jazz rievocando le atmosfere retrò della Hollywood che fu.
Superata la barriera della bellissima estetica (frutto più dei tecnici di contorno che di Marshall stesso), e la bellissima scena del balletto, è facile rendersi conto della pochezza e della mediocrità con cui il regista(regista?) tratta i sentimenti, ovvero il cuore pulsante dell’opera.
Memorie di una geisha, infatti, si basa soprattutto sull’Amore, che è causa e movente di tutta la narrazione, ma è un’amore che in Marshall non si traduce mai in immagini, bensì in parole: “Ti amo” “Ti ho sempre amato” “Battilapescaeccecc..”. Non vedremo un’unica scena dove a parlare saranno invece le immagini, dove sarà la messa in scena a sprizzare le interiorità pulsanti dei protagonisti; in un certo senso, non è Rob Marshall che adatta il romanzo di Golden Arthur, bensì è il romanzo di Golden Arthur che adatta Rob Marshall, che non ha ancora la sensibilità e le capacità per una traduzione inter-semiotica che trasformi le parole lette in immagini in movimento.
Il senso e il livello di significazione vengono dunque travolte, il cuore è strappato nonostante la cura della superficie visiva; Marshall stesso è travolto, sia dal suo (eccellente) staff tecnico che dal (meraviglioso) libro da cui trae. Viene dunque a galla ciò che aveva precedentemente nascosto Chicago: il dilettantismo di Marshall, incapace di gestire le genialità dei collaboratori tecnici più esperti di lui e limitato in un lavoro che non è il suo; il risultato è un’opera che dovrebbe essere emotiva ma che diventa letteraria-teatral-coreografica, e per quanto le lettere, il teatro, e la coreografia siano eccellenti, i sentimenti volatilizzati spengono il valore filmico e la passione.
Tutto ciò ci fa pensare che forse sarebbe stato meglio un Memorie di una geisha in versione musical. Ma forse, anche no. Sappiamo solo che il creatore di Chicago dev’essere ridimensionato, aspettando(?) il suo terzo lavoro, che speriamo avrà più consapevolezza registica, e non solo coreografica.

[ Questo messaggio è stato modificato da: NancyKid il 17-12-2005 alle 15:28 ]

Hai perfettamente ragione...mi ha molto deluso (forse pure troppo).
Le aspettative erano anche troppe...ma qui di geisha c'è molto poco...una figura che per certi versi nel film viene ricamata in modo molto vicino al pedestre (soitto certi aspetti).

Mi dispiace molto ma è un film veramente mediocre, pesante nella durata, arraffazzonato sotto il punto di vista della storia e sul mondo (misterioso e intrigante e...qualche volta triste) delle geishe.


Speriamo che Marshall sappia riprendersi da questo rovinoso 2° round...altrimenti un altro di questi montanti al mento e và giù come uno straccio bagnato...sarebbe difficile poi rialzarsi...




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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 18-12-2005 00:46  
Fallimento anche per me, queste le mie dtringate considerazioni


Tratto dall’omonimo bestseller di Arthur Golden, un caso letterario molto apprezzato da pubblico e critica, MEMORIE DI UNA GEISHA di Rob Marshall (Chicago) ripropone le vicende di Chivo, una bimbetta venduta dai suoi genitori, ridotti in miseria, ad una casa di geishe di Kyoto. Durante il lungo excursus formativo, che va dagli anni ’30 fino al dopoguerra (sguardo obliquo gettato anche sulle laceranti trasformazioni che all’epoca interessarono il Giappone, tra spinte “moderniste” e tentativi di conservare intatti i valori dell’antica tradizione), nel doloroso sradicamento, tra angherie, maltrattamenti fisici e morali, la piccola Chivo (Suzuka Ohgo al suo primo film), una bimba dagli occhi grandi, occhi della meraviglia, pieni di talento e d’”acqua” (acqua fluttuante “che si sposta da un punto all’altro e trova sempre una crepa da cui filtrare” – cit. Golden), si trasformerà, grazie anche alla “protezione” di un personaggio influente, che diventerà il suo segreto e sofferto amore, in un’affascinante geisha (in quella Nitta Sayuri delle “memorie”, interpretata da una molto brava, bella ed intensa Ziyi Zhang – Hero), tra le più celebrate e desiderate. Indubbiamente attraente, la messinscena di Marshall si profila tuttavia come un sontuoso esercizio di stile tutt’altro che aderente (non sul piano della fedeltà al testo letterario, che il cinema non può nè deve pedissequamente eguagliare/imitare) allo spirito del libro. Nel romanzo di Golden traspare la tradizione intesa come profonda esperienza psichica, culturale ed esistenziale, in seno ad un Giappone arcaico, segreto e metafisico, dove l’anziana geisha Nitta Sayuri, nel “dettare” le sue memorie, getta la giusta luce, fatte opportunamente salve le ombre, sull’affascinante ed esclusiva arte dell’intrattenimento in cui eccelleva. Con il film, mediante rapidi e superficiali accenni ai significati ed ai percorsi conoscitivi di quell’arte, assistiamo invece all’ennesima grossolana riduzione/rivisitazione in chiave occidentalista del “mito” d’oriente, dell’es(r)otismo, dei contenuti più poetici e cripti che impreziosiscono l’opera letteraria, e che nell’impatto con le logiche del cinema spettacolare dai toni ostentatamente melodrammatici, vengono quasi interamente vanificati. Ciò emerge chiaramente nei vari “numeri” con cui la geisha (che “non è né una moglie né una prostituta”) intrattiene i suoi notabili clienti. Ma è soprattutto nella danza di Sayuri, ad imitazione del fluire delle acque, metafora del continuo divenire, che si avverte l’estroverso scintillio della “coreografia” hollywoodiana, piuttosto che il segno trasfigurante, stilizzato ed enigmatico delle arti tradizionali nipponiche. D’altra parte, con un prodotto made in USA ad alto budget - Steven Spielberg figura nell’elenco dei produttori – evidentemente destinato al grande pubblico, e ad oltre 150 sale italiane, senza contare le uscite in contemporanea nel resto d’Europa, non si sarebbe potuto fare diversamente. Per compensare le suddette mancanze, a fronte di una sceneggiatura appena diligente e pur tuttavia fedele al plot del romanzo, Rob Marshall ricorre ad un cast stellare (semplicemente sublime Gong-Li nei panni di Hatsumomo, la perfida rivale di Sayuri), a coreografie e costumi sontuosi, al naturalismo fotografico, alle accattivanti musiche di John Williams. L’affresco che ne deriva è bello da vedersi e sentirsi, ma nel lusso manierato e patinato l’emozione monta con difficoltà, e lo stupore scolpito negli occhi della piccola Chivo, e poco altro, rischia di essere presto dimenticato, insieme al resto.

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Anello

Reg.: 08 Apr 2004
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Da: Avezzano (AQ)
Inviato: 23-12-2005 20:42  
Io penso che sia un film molto bello.La cosa che mi ha stupito di più è che nonostante il film sia molto lento non mi ha annoiata per niente.Ho letto il libro e sono rimasta entusiasta del film,che lo rispetta quasi in tutti i punti.Veramente un bel film.

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kagemusha

Reg.: 17 Nov 2005
Messaggi: 1135
Da: roma (RM)
Inviato: 23-12-2005 23:55  
quote:
In data 2005-12-18 00:46, AlZayd scrive:
Fallimento anche per me, queste le mie dtringate considerazioni...


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dtringate nella tua lingua vuol dire lunghissime?
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http://trifo.blogspot.com

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 24-12-2005 01:35  
quote:
In data 2005-12-23 23:55, kagemusha scrive:
quote:
In data 2005-12-18 00:46, AlZayd scrive:
Fallimento anche per me, queste le mie dtringate considerazioni...


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dtringate nella tua lingua vuol dire lunghissime?




No. Al massimo la "d" potrebbe stare al posto della "s". Nella tastiera sono confinanti... non è la mia lingua.
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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NancyKid
ex "CarbonKid"

Reg.: 04 Feb 2003
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Da: PR (PR)
Inviato: 24-12-2005 01:36  
zio buon natale dal cuore
_________________
eh?

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 24-12-2005 01:51  
quote:
In data 2005-12-24 01:36, NancyKid scrive:
zio buon natale dal cuore




Anche a te, nipote prdiletto!

(non metto bacetti e cuoricini sennò ci pigliano per gei_shi...
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vietcong

Reg.: 13 Ott 2003
Messaggi: 4111
Da: roma (RM)
Inviato: 24-12-2005 02:27  
posso froceggiare anch'io con voi ho devo prima vedermi un film di merda?

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La realtà è necessaria a rendere i sogni più sopportabili

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 24-12-2005 02:31  
quote:
In data 2005-12-24 02:27, vietcong scrive:
posso froceggiare anch'io con voi ho devo prima vedermi un film di merda?





Beh.., almeno vediti le memorie della geisha... Mal comune, mezzo gaudio!
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vietcong

Reg.: 13 Ott 2003
Messaggi: 4111
Da: roma (RM)
Inviato: 24-12-2005 02:37  
che poi alla fine Chicago è un ottimo film di genere quindi..

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kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 24-12-2005 07:23  
a me e' piaciuto parecchio, ho visto la genesi della geisha molto discreta e osservante della cultura giapponese,immagini che ricordano molto il rispetto orientale per l'acqua fonte di vita ( bene o male sempre presente in ogni cadenza del film quando qualcosa vira ) e gli incontri sentenziati dal ponte rosso a comunicare sponde e bivi.le scenografie in fondo abbastanza scarne per una grande produzione mi sembrano aderenti e misurate alla situazione.la scena del ballo dell'iniziazione di sayuki buona senza esagerare,e anche i personaggi sono ben interpretati.due ore che mi hanno commosso e coinvolto.

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prodygy

Reg.: 03 Dic 2005
Messaggi: 6
Da: bari (BA)
Inviato: 25-12-2005 12:02  
Mah...un film x me relativamente deludente...Dopo tanto "buon cinema" asiatico negli ultimi anni, sinceramente vedere "Hollywood" ke ti propina l'oriente...sa un pò di stucchevole. Mi è parso un calcare troppo la mano sulle scenografie, a volte quasi teatrali...insomma dall'aria vagamente un pò posticcia...E poi scusate, ma è scandaloso ke nn vi sia una sola attrice giapponese d.o.c!!!

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 26-12-2005 23:35  
quote:
In data 2005-12-24 07:23, kubrickfan scrive:
osservante della cultura giapponese,immagini che ricordano molto il rispetto orientale per l'acqua fonte di vita ( bene o male sempre presente in ogni cadenza del film quando qualcosa vira )

le scenografie in fondo abbastanza scarne per una grande produzione mi sembrano aderenti e misurate alla situazione.



Il riferimento all'acqua è innegabile che vi sia, ma il problema è nella resa, non nell'intenzione.

Per quanto riguarda le scenografie, abbastanza scarne... scusa, ma che film hai visto?
_________________
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Marienbad

Reg.: 17 Set 2004
Messaggi: 15905
Da: Genova (GE)
Inviato: 26-12-2005 23:37  
quote:
In data 2005-12-24 02:37, vietcong scrive:
che poi alla fine Chicago è un ottimo film di genere quindi..





Ah ah, ti amo Vietcong

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